Il Kenya potremmo definirlo più che un INCONTRO DI POPOLI, uno SCONTRO DI POPOLI E CULTURE. L’occhio un pochino esperto potrebbe –anche soltanto scorazzando per le vie di Nairobi- scoprire sui marciapiedi individui di diverse tribù e culture. Gli abiti caratteristi di certe tribù possono aiutare… ma persino il modo di camminare di certe persone ti dicono subito: questo è Maasai o un Samburu o un Kikuyu.
I manuali di antropologia usano oggi fare delle grandi divisioni e schematizzano le gente del Kenya in tre grandi gruppi: i Cuscitici, i Nilotici e i Bantu.
Un antropologo che ha tentato di raccogliere tutte le varie tribù e sottotribù e gruppetti vari ha fatto un elenco di una quarantina di tribù ed oltre ottanta altri gruppi; a volte con stesso nome ma con cultura e ubicazione diversa (ad es. i vari cosiddetti Ndorobo: un nome che pare significare “povero diavolo senza bestiame”. Ci sono gruppi di Ndorobo di appena venti- quaranta individui sparsi nei luoghi più disparati!).
Si capisce che avendo trascorso vari anni tra i Meru, la maggior mia esperienza mi ha fatto conoscere in modo particolare i Meru. E’ un peccato che nessun antropologo italiano abbia fatto finora una ricerca sistematica-descrittiva dei Meru. Tutti i lavori che conosco sono limitati a particolari aspetti (come il Mugwe, o profeta- sacrificatore; gli Njuri o anziani; ecc.) Sono venuto a conoscenza di persone che hanno tentato di raccogliere materiali per tesi e tesine, ma non ho mai visto detto materiale pubblicato.
Sarebbe anche troppo lungo descrivere anche solo per sommi capi la vita di una tribù. Rimando che vuole saperne di più ad un libretto intitolato Meru. Qualcosetta di interessante e curioso si potrà spulciare.
Forse, un’idea un poco fuori del comune si potrà avere leggendo un curioso libretto intitolato “Mwereria” che in lingua Kimeru significa “vagabondo per la buona causa”. E’ un diario privato di un missionario(P.Soldati),il quale descrive un’esperienza più unica che rara nell’ambiente missionario. Con un permesso tutto paricolare il missionario ha avuto l’onore di “diventare africano meru” con i diritti e doveri inerenti all’entrata nei ranghi della tribù.
L’esperienza descritta è una cosa seria. Non da turista o giornalista. La conoscenza approfondita della lingua ha permesso al missionario di essere accolto nella tribù, di avere una nuova madre e un nuovo padre, di avere un nuovo nome, una nuova maschera,dei diritti e doveri e di dover a volte destreggiarsi in cose ed ambienti tutt’altro che comuni o semplici.
Tuttavia vi sono curiosi aspetti- di cui pochissimo parlano e di cui anche la maggioranza dei missionari che hanno lavorato tra i Meru non ha conoscenza o ha idee poco chiare….
Accennerò brevemente a questi aspetti…. Ma proprio velocemente.
P.Quatrocchio Missionario della Consolata