Associazione Kairune centro di recupero dei bambini Meru Kenya
Odore di terra, profumo di bimbi: esperienza di una cuneese nel Meru Kenya
Anziché fare la solita amata vacanza al mare, ho deciso che durante le ferie sarei andata in Africa. Non sapevo dove, volevo semplicemente tentare di rendermi utile in qualche missione. Non facendo parte della categoria di operatori sanitari, mi accorgo subito che non è semplice trovare una collocazione.
Poi si fa strada il desiderio di stare a contatto con i bimbi ed arriva un ‘ opportunità: l’Associazione Kairune mi offre la possibilità di stare a Machaka, nel centro del Meru del Kenya, ospite di Suore che si occupano della gestione di un orfanotrofio. I bimbi a cui mi chiedono di dedicare il mio tempo, in tutto sono 11 e sono molto piccoli: tra le 3 settimane e l’anno e mezzo di vita. Ce ne sono altri 22 nella struttura con età varabile fino ai cinque, sei anni. Si tratta di bimbi orfani di entrambi i genitori oppure di madre, dei quali ci si occupa in attesa che qualche parente riesca ad organizzarsi per averne l’affido, diversamente, prima dell’età scolare, seguirà per loro il cammino dell’adozione. Non sono tutti in completa salute: Blessy, per esempio, è celebrolesa. Fa parte del gruppetto dei più piccoli pur avendo tre anni, perché al momento non sa stare in piedi. Non c’è una carrozzina, come ci si aspetterebbe, per lei. Se ne sta sdraiata sui tappeti come gli altri. Senza però poter gattonare. Mi viene detto che presto verrà inserita in una struttura in grado di occuparsi di bimbi con problemi come i suoi. A Machaka i bimbi trovano molto l’affetto di donne, madri a loro volta, che lavorano nella struttura, coprendo turni notte e giorno. Ogni ora è scandita da cibo, pannolino, nanna e spugature (in sostituzione dei nostri bagnetti). Dormono tutti nella stessa stanza. Ciascuno ha il proprio lettino e la propria zanzariera. Gli abiti sono comuni e di tutti. Le giornate più impegnative sono il sabato e la domenica, quando anche i più grandi si uniscono al gruppo. Sono loro che danno loro da mangiare il pastone del pranzo e della cena ai più piccoli. Si, a cinque anni imboccano i bimbi di un anno.
Durante la mia permanenza vengo accompagnata da padre Nicholas, sacerdote di origine kenyota e responsabile sul posto dell’associazione Kairune, a visitare il “Centro di Kairune”, cioè la scuola dove vengono fatti studiare molti bambini poveri. Il mio accompagnatore mi conduce pertanto a visitare un’altra realtà di quelle terre, dove questa associazione ha da anni avviato un importante progetto di aiuto e scolarizzazione di bambini poveri della zona. Sono bambini molto intelligenti, che amano la scuola ma che, considerate le scarse risorse economiche familiari disponibili, non potrebbero frequentare la scuola pubblica. Non sono necessariamente orfani ma tutti comunque hanno famiglie con varie tipologie di difficoltà. Vengono accolti in idonea struttura alberghiera chiamata “Centro”, dove ricevono vitto ed alloggio. Qui è presente anche la scuola. L’ aspetto ambientale è molto diverso rispetto alla struttura precedentemente citata di Machaka . Lì, durante le passeggiate all’alba per Machaka, a due passi dalla foresta, lungo la strada incontravo capre, pecore, asini e buoi che vengono utilizzati anche come mezzo di trasporto, galline, galli, cani. A Kairune mi dicono che a causa della siccità, quest’inverno non ci sono né fagioli né grano, che sono le due fonti principali di alimentazione. Nemmeno delle bestie si incontrano nella campagna.
Quando entriamo nella scuola, costruita con l’obiettivo di raccogliere i ragazzi dalle strade e di offrire loro un’istruzione, conto sette classi: 164 bambini che vivono qui, mentre sono oltre 400 quelli che frequentano la scuola. Mangiano e dormono nelle case costruite per loro, con vicino i loro insegnanti. Rientrano in famiglia solo durante le vacanze. Entro in ogni classe. Tutti in divisa, in piedi, educatamente recitano una frase di benvenuto. Più tardi li vedo in mensa in attesa del loro pranzo. Non mi aspettavo di incontrare tanto ordine ed organizzazione in una struttura che ospita così tante persone. Inoltre noto che tutti i muri esterni del complesso sono arricchiti da disegni relativi alle materie scolastiche. La seconda volta nella scuola, i ragazzi hanno appena terminato gli esami. Tutti sorridenti. Dal giorno seguente tornano a casa per 15gg di vacanza.
La scuola di Kairune ha recentemente ottenuto il riconoscimento ufficiale del governo che la valuta tra le prime tre della regione in qualità e rendimento scolastico degli alunni.
Al rientro in Italia ho una consapevolezza nuova: Tutti i bimbi che ho incontrato, ritengo che stiano bene nel loro Paese natio, nonostante tutte le difficoltà della circostanze, legate all’abbandono, alla situazione di orfani, o di degrado sociale. E non mi sentirei di dire che, portandoli via, sarei in grado di farli stare meglio. Forse Blessy, avrebbe avuto, qui da noi, la possibilità di essere accolta, con strutture di supporto, prima del compimento dei tre anni e quindi, ottenere dei migliori progressi o magari li avrebbe raggiunti prima. Per il resto, credo che la soluzione attuata per loro, con le strutture cresciute grazie alle donazioni o adozioni a distanza attuate da associazioni di volontari quali appunto l’Associazione Kairune, permetta di far vivere tutte queste persone nel loro ambiente e aiutarli a migliorarsi.
Non scorderò mai quell’odore di terra e quel profumo di bimbi. Grazie.
Cristina